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La sindrome della cauda equina nel cane

Scopriamo insieme che cosa s’intende quando si parla di cauda equina, vediamo come possiamo accorgerci che il nostro cane ne soffre e come intervenire nel modo più tempestivo possibile.

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La “sindrome della cauda equina” è caratterizzata da un insieme di segni neurologici causati dalla compressione della parte terminale del midollo spinale, posta all’interno del canale vertebrale lombosacrale, denominata, appunto, cauda equina.

I nervi contenuti in questa struttura sono:

  • sciatico → origina L6-L7 e S1 e provvede all’innervazione motrice dei muscoli scheletrici dell’anca e del ginocchio; raccoglie stimoli sensoriali provenienti da tutte le parti distali dell’arto posteriore, esclusa la parte mediale;
  • pudendo → origina S1-S2-S3 e provvede all’innervazione motrice dello sfintere anale esterno; raccoglie gli stimoli sensoriali del prepuzio, perineo, vulva, scroto;
  • pelvico → origina da S1-S2 e consente l’innervazione motoria per la muscolatura liscia di vescica e retto;
  • caudale → origina dalle radici caudali che sono coinvolte nell’innervazione motoria e sensitiva della coda.

La sindrome si presenta quando avvengono modifiche a livello dei tessuti molli ed ossei, associati a movimento anomalo dell’articolazione lombosacrale, incidendo così sulle radici nervose della cauda equina. Quindi la compressione o stenosi può presentarsi a diversi livelli e può essere causata da diverse patologie che colpiscono i distretti anatomici della zona. Non esiste una causa precisa, ma solitamente si tratta di diversi fattori che insieme causano la patologia, tra cui:

  • la protusione del disco L7-S1, causa più comune;
  • proliferazione dei tessuti molli circostanti in particolare del legamento interarcuato tra L7-S1 e capsule articolari delle faccette articolari L7-S1;
  • proliferazione ossea con formazioni di osteofiti e stenosi foraminale (forami → fori di uscita delle radici nervose) e neoplasie;
  • collasso dello spazio intervertebrale L7-S1 con sublussazione delle faccette articolari dell’articolazione lombosacrale;
  • compressione della circolazione sanguigna diretta ai nervi spinali;
  • anomalie vertebrali congenite;
  • traumi o spostamenti.

La sindrome può essere sia acquisita, colpendo maggiormente i cani anziani e i cani sportivi che subisco maggior sollecitazioni, oppure congenita quando il cane nasce direttamente con questo tipo di alterazione. I cani maggiormente predisposti sono soggetti adulti o anziani, oltre i 6 anni di età, di taglia medio/grande, di sesso maschile. La razza che presenta una maggiore incidenza è il Pastore tedesco gli le altre razze di cane da pastore, poi a seguire i Boxer, Rottweiler, Doberman, Dalmata, Bovaro del Bernese, Labrador, Golden Retriver. Mentre la forma congenita è più frequente nei cani di piccola taglia. Il sovrappeso è un ulteriore fattore predisponente, insieme alle attitudini del cane.

Sintomatologia

I sintomi possono variare a seconda del grado di compressione del midollo.  La sintomatologia maggiormente riscontrabile è il dolore sia alla palpazione della regione lombosacrale che all’iperestensione degli arti posteriori e della coda; solitamente il dolore migliora a caldo e peggiora a freddo. La debolezza del treno posteriore, con rigidità nei movimenti, fatica e riluttanza nel saltare/fare scale/alzarsi, il cane tende ad assumere una posizione antalgica di falsa cifosi e presenta coda flaccida; al proprietario può apparire come pigrizia o stanchezza dell’animale e solitamente viene riferito al veterinario con frasi come “non scodinzola più come una volta”.
Sintomi meno frequenti sono la riduzione dei riflessi degli arti posteriori, deficit propriocettivi che vengono percepiti dal proprietario come uno sfregamento delle unghie sul pavimento e un maggiore consumo delle unghie, atrofia dei muscoli della coscia, zoppia mono o bilaterale, lecca mento insistente di un arto e/o della coda che determina ferite e dermatosi fino; nei casi più gravi può presentare incontinenza urinaria e fecale. Con l’aggravarsi della sintomatologia la prognosi risulta infausta.

Terapia

La terapia della sindrome della cauda equina prevede inizialmente il riposo assoluto per evitare l’aggravarsi della stenosi, l’utilizzo degli antiinfiammatori, ma solo se l’animale non ha libertà di movimento, questo perché la diminuzione del dolore data dal farmaco farebbe muovere l’animale anche oltre alle sue possibilità, causando un peggioramento dell’infiammazione. Se il cane è in sovrappeso dovrebbe essere sottoposto ad una dieta. Ance la fisioterapia può aiutare in queste situazioni.
La chirurgia decompressiva è il trattamento d’elezione per questa patologia, soprattutto se non sono ancora comparsi i sintomi più gravi, qualora alla TAC o alla Risonanza Magnetica vi sia l’indicazione.

Dott.ssa Aurora Busti
Medico Veterinario Barkyn

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